Usciamo che piove

Considerare la pioggia una maledizione o un’opportunità è solo questione di scelte. Se torniamo da una lunga giornata di lavoro,…

Scritto da

Marco Brandi

Pubblicato il

5 Giugno 2016
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Considerare la pioggia una maledizione o un’opportunità è solo questione di scelte. Se torniamo da una lunga giornata di lavoro, carichi di buste e non abbiamo neppure il parcheggio vicino, maledire le divinità per questo scherzo del destino potrebbe venire spontaneo. Ma se un bambino ci chiede di uscire mentre piove, o quando tutto a terra è inzuppato d’acqua, non dovremmo negarglielo. Tutte le cose, una volta bagnate, assumono forme, consistenza e odori diversi. Basta una giacca impermeabile e un paio di scarpe adatte, nient’altro. Calpestare le foglie secche rese collose dall’acqua, decidere che tipo di pioggia sta cadendo – se forte, leggera, a goccioline, a gocce grosse, saltare dentro una pozzanghera per il semplice gusto di farlo. Decidessimo anche noi adulti di farci venire queste idee geniali smetteremmo di pensare solo ai problemi e inizieremmo a guardare la natura in modo diverso.

AutoreMarco Brandi

Mi occupo di psicologia clinica, psicologia scolastica e psicologia applicata allo sport. Sono perfezionato in psicologia giuridica e psicologia dello sport.

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